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2020: un decennio in cui riscoprire la nostra umanità

Greg Satell
February 5, 2020

<figure class="wp-caption alignleft" id="attachment_36312" style="width: 200px"><a href="https://assets.appian.com/uploads/assets/sites/4/2019/03/Greg-Satell2.jpg"><img alt="" class="size-medium wp-image-36312" height="300" src="https://assets.appian.com/uploads/assets/sites/4/2019/03/Greg-Satell2-200x300.jpg" width="200"/></a><figcaption>Greg Satell: autore, relatore ed esperto di innovazione</figcaption></figure>

Sono state fatte molte previsioni sulle sfide che ci attendono nei prossimi dieci anni e più. Tuttavia, è possibile che ci troviamo di fronte a quello che alcuni visionari definiscono come il decennio più rivoluzionario della storia dell'umanità. Nei prossimi 25 anni, l'uomo più ricco del mondo potrebbe arrivare a possedere oltre mille miliardi, mentre una persona su nove soffrirà ancora la fame. Inoltre, secondo i ricercatori di <a href="https://www.weforum.org/agenda/2017/01/eight-men-have-the-same-wealth-as-3-6-billion-of-the-worlds-poorest-people-we-must-rebalance-this-unjust-economy">Oxfam</a>, una persona su dieci continuerà a guadagnare meno di 2 dollari al giorno. Nel mondo degli affari si possono trovare numerosi esempi di aziende e settori che non sono riusciti ad adattarsi o hanno scelto di ignorare le implicazioni delle tecnologie più rivoluzionarie, del comportamento dei consumatori e delle macrotendenze tipiche del proprio ambito.

Oggi, stando all'opinione dell'esperto di innovazione Greg Satell, ci troviamo di fronte a un bivio simile e le scelte che faremo nei prossimi dieci anni avranno notevoli ripercussioni sul nostro futuro. Sceglieremo di metterci al servizio delle tecnologie o instaureremo delle barriere per garantire che ci obbediscano? Colmeremo il divario delle disuguaglianze economiche e di reddito o manterremo inalterato lo status quo? Greg Satell ci consiglia di rivalutare le nostre priorità. (<em>Il seguente articolo è stato ripubblicato con l'autorizzazione e il copyright di </em><a href="https://twitter.com/Digitaltonto/"><em>@Digitaltonto</em></a>):

Riflettiamo un attimo su come appariva il mondo esattamente un secolo fa. Nel 1920, le tecnologie più rivoluzionarie dell'epoca, l'elettricità e la combustione interna, avevano già quasi 40 anni, ma il loro impatto economico era poco misurabile. Per gran parte della gente la vita era rimasta identica, senza che nessuno si rendesse conto di quanto ci fosse di sbagliato in tutto questo.

Nei dieci anni successivi, però, la situazione è cambiata, portando alla nascita di un vero ecosistema incentrato sulle nuove tecnologie, sull'aumento esponenziale della produttività e sul netto miglioramento degli standard di vita. Tuttavia, le novità non erano solo positive. Pur facendo molto per migliorare la vita delle persone, la tecnologia favoriva anche guerre e genocidi su una scala senza precedenti.

Probabilmente, oggi ci troviamo in una situazione simile. Le tecnologie emergenti hanno il potenziale per dare il via a una nuova era di produttività, ma anche di terribile distruzione. Troppo spesso, infatti, ci dimentichiamo che la tecnologia deve essere al servizio degli esseri umani, non l'opposto. Non facciamoci ingannare: non possiamo innovare senza affrontare questo problema. La tecnologia non ci salverà, per cui dobbiamo compiere scelte migliori.

<h2>La fine della legge di Moore: il passaggio a una nuova era di innovazione</h2>

Negli ultimi decenni, il termine “innovazione” è diventato quasi sinonimo di tecnologia digitale. Man mano che imparavamo a stipare un numero sempre maggiore di transistor in un wafer di silicio, il design e l'esperienza utente hanno assunto sempre più valore. È aumentata la rapidità con cui si gestiscono gli affari e l'agilità è diventata una caratteristica competitiva primaria. Strategia e pianificazione hanno ceduto il posto a sperimentazione e iterazione.

Il successo di imprenditori finanziati da venture capital ha alimentato la visione arrogante e poi il <a href="https://www.digitaltonto.com/2018/the-silicon-valley-myth/">mito</a> della Silicon Valley come generatrice di un modello vincente che poteva essere applicato a qualsiasi problema, a prescindere dal settore o contesto. Con il boom delle valutazioni delle aziende tecnologiche, ha iniziato a farsi largo un nuovo spirito di libertarismo tecnologico, in cui si dava più valore agli algoritmi che al giudizio umano.

Oggi, però, questa visione sta iniziando a sgretolarsi, per due motivi: in primo luogo, la nostra capacità di inserire sempre più transistor in un chip, secondo la legge comunemente nota come legge di Moore, <a href="https://www.digitaltonto.com/2017/what-will-we-do-after-moores-law-ends/">comincia a mostrare i propri limiti</a>. In secondo luogo, stiamo iniziando a intravedere il lato oscuro della tecnologia. Per esempio, l'intelligenza artificiale <a href="https://hbr.org/2019/10/we-need-ai-that-is-explainable-auditable-and-transparent">non è immune dai pregiudizi</a> e i social media possono avere <a href="https://www.psychologytoday.com/us/blog/nurturing-self-compassion/201703/mental-health-and-the-effects-social-media">effetti psicologici negativi</a>.

Nel frattempo, stiamo entrando in una <a href="https://www.digitaltonto.com/2016/a-new-era-of-innovation/">nuova era di innovazione</a>, che verrà alimentata da architetture informatiche innovative come la <a href="https://www.digitaltonto.com/2016/cloud-computing-just-entered-totally-new-territory/">computazione quantistica</a> e l'<a href="https://www.digitaltonto.com/2016/ibm-has-created-a-revolutionary-new-model-for-computing-the-human-brain/">ingegneria neuromorfica</a>, oltre ad assistere a rivoluzioni nella <a href="https://www.digitaltonto.com/2018/the-genomics-revolution-is-beginning-now-moving-at-full-steam/">biologia di sintesi</a>, <a href="https://www.digitaltonto.com/2019/materials-science-may-be-the-most-important-technology-of-the-next-decade-heres-why/">scienza dei materiali</a> e <a href="https://www.digitaltonto.com/2019/is-artificial-intelligence-the-new-productivity-paradox/">machine learning</a>. Questi cambiamenti richiederanno un approccio molto più multidisciplinare e collaborativo, per cui nessuno sarà in grado di cavarsela da solo.

<h2>Un nuovo universo etico</h2>

Il 16 luglio 1945, la prima esplosione nucleare della storia fece tremare le pianure del New Mexico. <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/J._Robert_Oppenheimer">J. Robert Oppenheimer</a>, leader del team di scienziati che aveva sviluppato l'ordigno, per l'occasione scelse una citazione dalla <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Bhagavad_Gita">Bhagavadgītā</a>: “Sono diventato Morte, il distruttore di mondi”. Era chiaro che avevamo attraversato un Rubicone morale.

Molti degli scienziati coevi di Oppenheimer diventarono attivisti e stilarono un <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Russell%EF%BF%BD%EF%BF%BD%EF%BF%BDEinstein_Manifesto?mod=article_inline">manifesto</a> in cui si evidenziavano i pericoli insiti nelle armi nucleari e che contribuì alla firma del <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Partial_Test_Ban_Treaty?mod=article_inline">Trattato sulla messa al bando parziale degli esperimenti nucleari</a>. Nell'era digitale, invece, pochi hanno dimostrato lo stesso timore nei confronti del potere e dei pericoli insiti nella tecnologia. Anzi, per la maggior parte, la cultura ingegneristica della Silicon Valley ha <a href="https://www.newyorker.com/magazine/2013/05/27/change-the-world">evitato giudizi morali</a> sulle proprie invenzioni.

Oggi, però, le nostre tecnologie stanno acquisendo una potenza quasi inimmaginabile, cosa che ci pone sempre di più di fronte a importanti questioni etiche. Per esempio, l'intelligenza artificiale <a href="https://www.digitaltonto.com/2016/can-we-teach-algorithms-right-from-wrong/">solleva una serie di domande</a> che vanno da “Chi è responsabile per le decisioni prese da una macchina?” a “Come si fa a decidere cosa insegnare a una macchina e come?”.

Oppure si pensi alla tecnica di ingegneria genetica <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/CRISPR?mod=article_inline">CRISPR</a>, che sta rivoluzionando le Life Science e che potrebbe arrivare a curare malattie terribili come il cancro e la sclerosi multipla. Abbiamo già visto quali problemi possono causare gli hacker con i virus per i computer, ma come affronteremo i nuovi virus biologici?

Certo, ci sono stati anche sviluppi incoraggianti. Gran parte delle principali aziende tecnologiche ha deciso di collaborare con ACLU, UNICEF e altri stakeholder per formare la <a href="https://www.partnershiponai.org/?mod=article_inline">Partnership On AI</a> sull'intelligenza artificiale, in modo da creare un forum dedicato allo sviluppo di standard ragionevoli per l'IA. <a href="https://www.barrons.com/quote/CRM">Salesforce</a> ha assunto un <a href="https://www.businessinsider.com/salesforce-hires-paula-goldman-as-chief-ethical-and-humane-use-officer-2018-12?mod=article_inline">Responsabile per l'uso etico e umano della tecnologia</a>, mentre la pioniera della tecnica CRISPR <a href="https://www.digitaltonto.com/2016/can-we-teach-algorithms-right-from-wrong/">Jennifer Doudna</a> ha dato il via a un approccio simile presso l'<a href="https://innovativegenomics.org/?mod=article_inline">Innovative Genomics Institute</a>. Questi, però, sono solo i primi passi.

<h2>La sfida dell'autoritarismo populista</h2>

È una coincidenza perfetta che la caduta del muro di Berlino sia avvenuta nel novembre del 1989, lo stesso mese in cui Tim Berners-Lee creava il World Wide Web. Quello che seguì fu un periodo di grande ottimismo, in cui sia l'informazione che le persone godettero di una libertà senza precedenti. I poteri gemelli della tecnologia e della globalizzazione sembravano inarrestabili.

In tutto il mondo, i tecnocrati del libero mercato promuovevano una serie di direttive economiche fondamentaliste note come <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Washington_Consensus">Washington Consensus</a>, che obbligavano le nazioni in via di sviluppo che volevano ottenere prestiti ad adottare dure misure economiche assolutamente inaccettabili per i paesi industrializzati occidentali. All'interno degli stati sviluppati, gli interessi della classe operaia perdevano terreno rispetto a quelli delle società.

Queste politiche portarono a risultati concreti: migliaia di persone uscirono dallo stato di povertà, mentre aumentavano il libero scambio e la libera circolazione. La tecnologia, sotto forma di connessione Internet, consentiva a un ragazzo relativamente povero in un paese altrettanto povero di accedere alle stesse informazioni di un rampollo ricco che studiava in un ateneo d'eccellenza della Ivy League.

Tuttavia, per molti versi, la <a href="https://www.digitaltonto.com/2019/how-technology-and-globilization-have-failed-us/">tecnologia e la globalizzazione ci hanno deluso</a>. Le disparità di reddito hanno toccato il <a href="http://www.oecd.org/social/inequality.htm#income">livello più alto degli ultimi 50 anni</a> e in gran parte dei settori il <a href="https://hbr.org/2018/03/is-lack-of-competition-strangling-the-u-s-economy">potere è detenuto sempre di più</a> da un manipolo di aziende. In America, la <a href="https://www.businessinsider.com/social-mobility-is-on-the-decline-and-with-it-american-dream-2017-7">mobilità sociale</a> e l'<a href="https://www.brookings.edu/blog/brookings-now/2017/03/23/working-class-white-americans-are-now-dying-in-middle-age-at-faster-rates-than-minority-groups/">aspettativa di vita nella classe lavoratrice bianca</a> sono in declino, mentre ansia e depressione hanno raggiunto <a href="https://www.sciencealert.com/americans-are-in-the-midst-of-an-anxiety-epidemic-stress-increase">proporzioni epidemiche</a>. È ovvio che troppe persone sono state lasciate indietro.

Forse, non a caso, stiamo assistendo a un <a href="https://www.ft.com/content/4faf6c4e-1d84-11e9-b2f7-97e4dbd3580d">aumento globale dei movimenti autoritari populisti</a> che hanno spostato il modello di governance all'estremo opposto rispetto al tipo di politiche aperte che avevano alimentato la globalizzazione e il progresso tecnologico nelle loro prime fasi. Il pendolo ha oscillato troppo e ora dobbiamo spostare le nostre energie dalla tecnologia e dai mercati per concentrarle nuovamente sugli esseri umani che dovrebbero governarli.

<h2>Siamo le scelte che facciamo</h2>

Anche se i problemi che abbiamo oggi possono sembrare schiaccianti e senza precedenti, in realtà ci siamo già passati. Dopo la seconda guerra mondiale, il mondo oscillava tra la democrazia liberale e l'autoritarismo. Le nuove tecnologie, come l'energia nucleare, gli antibiotici e i computer rappresentavano possibilità e sfide mai viste prima.

Eppure, nonostante la distruzione, è stato creato un sistema internazionale totalmente nuovo. Per risolvere i problemi in modo pacifico, sono nate le Nazioni Unite, mentre gli accordi di <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Bretton_Woods_system">Bretton Woods</a> hanno stabilizzato il sistema finanziario globale. La creazione dello stato sociale ha contribuito a mitigare gli effetti più negativi dell'economia di mercato e una maggiore tutela della forza lavoro ha permesso la nascita di una classe media molto attiva. Gli accordi sulle armi hanno ridotto il rischio di un'apocalisse.

Oggi ci troviamo di fronte a scelte paragonabili. Stiamo assistendo alla nascita di una nuova era tecnologica in un momento politico cruciale. Le scelte che faremo nel prossimo decennio avranno ripercussioni su tutto il nuovo secolo. Ci metteremo al servizio delle tecnologie o ci faremo servire? Creeremo una nuova classe media globale o giureremo fedeltà a un'élite mondiale?

Una cosa è certa: queste scelte spettano a noi. La tecnologia non ci salverà, e nemmeno i mercati. Possiamo scegliere di ignorare le sfide che ci attendono, come è stato fatto negli anni '20 e '30, oppure, come è successo invece negli anni '40 e '50, decidere di creare istituzioni che possano aiutarci a vincerle e a costruire una nuova epoca di pace e prosperità. La scelta sta a noi.